La Carta etica si fonda sui principi che animano l’esperienza sportiva:
il rispetto di sé e dei propri tempi di maturazione e di crescita;
il rispetto degli altri;
la lealtà e l’onestà;
la sana competitività;
la fiducia reciproca;
il rifiuto di mezzi illeciti o anche semplicemente scorretti per assicurarsi la vittoria.
La valorizzazione di questi e di altri principi consentirà di cogliere nello sport anche il suo valore universale, capace di superare barriere e discriminazioni.
L’atleta s’impegna:
• a vivere lo sport come un momento di gioia, di crescita di sé, di messa alla prova delle proprie capacità, di confronto positivo con gli altri, di solidarietà e di amicizia;
• ad assimilare e a rispettare le regole con lealtà, sia negli allenamenti che nelle competizioni;
• a seguire le indicazioni fornite dall’allenatore e ad accettare il ruolo attribuito e le consegne affidate;
• ad accettare serenamente il responso del campo, anche quando è sfavorevole; a rifiutare quindi la cultura del sospetto, in base alla quale se si perde è sempre colpa di qualcun altro, ad esempio la giuria;
• quando i risultati non corrispondono alle proprie aspettative, a mettersi in discussione e quindi a fare autocritica, ad esempio attraverso un maggiore impegno negli allenamenti e un maggiore spirito di collaborazione in squadra;
• a dare continuità al proprio impegno perché solo la pazienza e l’esercizio costante consentono di acquisire competenze e risultati significativi;
• a valorizzare e incoraggiare gli altri compagni di squadra: ognuno migliora se stesso perché gli altri migliorano.
Impegni per gli allenatori
L’allenatore s’impegna:
• a curare con attenzione la preparazione fisica e comportamentale della squadra e a svilupparne le competenze tecnico-tattiche;
• a considerare il proprio ruolo come investito di una finalità espressamente educativa, attento a favorire la formazione globale del soggetto, in senso fisico e corporeo, morale e spirituale, culturale e civico;
• a valorizzare le capacità di ciascun atleta, anche di quelli meno dotati, rispettandone i tempi di crescita e di maturazione personale, e rifiutando altresì una eccessiva specializzazione quando questa venga proposta all’atleta in età precoce;
• a coinvolgere e a far gareggiare tutti i ragazzi della squadra, quelli più forti e anche quelli che lo sono meno;
• a sottolineare il valore non solo dei successi agonistici conseguiti, ma anche dei progressi individuali e dell’acquisizione di capacità personali, che non necessariamente si accompagnano a un successo agonistico sul campo;
• a promuovere un’adeguata educazione alla salute;
• a educare a una corretta alimentazione e cura del proprio essere e del proprio corpo, aiutando progressivamente l’atleta ad una matura e autonoma gestione di sé, specie quando smetterà l’attività agonistica;
• a sostenere e a incrementare i momenti di socializzazione tra gli atleti, in collaborazione con i dirigenti della società, valorizzando ad esempio le trasferte, anche come occasione di crescita culturale nel visitare le città ospitanti l’incontro sportivo;
• a curare la propria formazione personale e ad aggiornare costantemente le proprie competenze tecnico-tattiche ed educative;
• a compilare e a consegnare al termine dell’annata sportiva la scheda di valutazione della crescita tecnica e relazionale di ciascun atleta.
Il dirigente s’impegna:
• a scegliere collaboratori e allenatori adeguatamente preparati sul piano tecnico e formativo;
• a promuovere la partecipazione alla vita della società di tutti i soggetti coinvolti, dagli atleti, agli allenatori, ai genitori;
• a organizzare corsi di formazione annuali obbligatori per gli associati alle società sportive, che prevedano anche un approfondimento di carattere eticodeontologico;
• a rispettare, in modo sostanziale, le diverse formalità richieste per assicurare la regolarità dell’iscrizione degli atleti alla società e al campionato;
• a rispettare l’obbligo della visita medica annuale, esigendo che essa sia condotta in modo approfondito e non meramente formale;
• a curare la propria formazione personale e ad aggiornare costantemente le proprie competenze (di carattere organizzativo, gestionale, fiscale per quanto attiene ad esempio ai rapporti con gli sponsor, …);
• a dotare la società sportiva della Carta dei Servizi, nella quale verranno riportate informazioni essenziali concernenti le caratteristiche e le finalità della società, i compiti attribuiti alle varie figure coinvolte sia sul piano organizzativo e gestionale che formativo, il curriculum della società stessa e dei suoi responsabili; la Carta dei Servizi verrà messa a disposizione dei ragazzi e delle famiglie;
Il genitore s’impegna:
• a considerare lo sport come via maestra per promuovere la salute e il benessere fisico e relazionale dei propri ragazzi.
• a sostenere e ad accompagnare il proprio figlio nella pratica sportiva, considerandola un momento importante, ma non esclusivo, della formazione di sé;
• a non assolutizzare tale impegno, riponendo in esso aspettative incongrue, quasi che il figlio sia necessariamente destinato a diventare un campione;
• a rispettare le indicazioni degli allenatori e dei dirigenti, senza sovrapporsi o addirittura sostituirsi impropriamente al loro ruolo;
• a incoraggiare il proprio figlio e la sua squadra, senza per questo screditare e svalutare il gioco degli avversari (tifare per, mai contro!)